lunedì 7 febbraio 2011

Il vortice del sabato mattina

"Dai, Malva, basta, andiamo!"
"Un attimo..."
"E' il quarto questo!"
"Il quinto..."
"Quel che l'è... Dai, molla, su!"
"Che molla, oh? L'ho pagato!"


E quello adesso nemmeno si lascia portare via. Follia pura.
Dio, a volte mi sembra troppo assurdo per essere vero.
Sto pistola mi chiama, un sabato mattina. Sono le undici.
Dico, sabato mattina, eh?
Già bello storto di campari e rosso, vuole parlarmi assolutamente.
E io che gli dico che no, che dai, che non c'ho sbatti, che mi sono appena alzato e che ho da fare.
E lui, che insiste, che mi dice che ha bisogno, che è un attimo, che figa che potrei, però, sta volta!
Allora gli chiedo dove sta, così a titolo informativo, senza impegno, ma tanto sappiamo entrami che la faccenda è come un gorgo e io ci sto già nuotando dentro.
E l'acqua se ne frega e ti risucchia, anche se provi a fare lo gnorri.
Sento la corrente che aumenta, quando mi dice che non esiterebbe un istante, se fosse al posto mio.
Provo a resistergli, forte del fatto che lui, venerdì sabato e domenica, fa sempre colazione con il tè delle cinque.
Appunto, e qui si increspano le acque, questa è una maledetta eccezione, fatti due domande, mi suggerisce.
Già fatte, penso tra me e me, e tutte e due ancora irrisolte: perché cavolo ho risposto al telefono? e perché cavolo lo stato permette al Malva di usarne uno?
I flutti iniziano a schiumare intorno a me ed io intravedo il terribile buco nell'acqua, amara allegoria di questa mattinata che sta precipitando.
Senti, mi fa a un certo punto, vengo io da te, dai. Un po' tanto sbiascicato per potergli credere davvero.
Allora io gli dico no, non fare cazzate, sei ubricato, si sente. Prima fatti passare la sbornia.
Ma che sbornia e sbornia, borbotta il vortice, schizzandomi addosso un altro po' di pressione, già che c'è.
Sto benissimo, vengo io, vengo io.
Lo sento convinto e temo che possa provarci davvero. Allora mi tappo il naso e mi tuffo nel gorgo.
No, Malva, stai lì. Arrivo io, su. Però veniamo via e ti porto a mangiare un boccone. Aspettami, eh?
A quel punto le acque si chiudono su di me e si calmano, soddisfatte del pasto.
Va bene, scion qui.
Click.
Blub blub...

Esco di casa. Ciao pa', no, torno a pranzo, sto via poco. E così sia, non si transige.
Un panino veloce per foderargli lo stomaco e stop.

Lo raggiungo nel baretto e lo trovo che beve.

"Non me ne frega niente se l'hai pagato, andiamo!"
"Oh, ma sei venuto per rompere i coglioni? Stavi a casa, allora!"
Controllo. Controllo. CONTROLLO.
"Te lo pago io, basta che ti muovi." Sono proprio alla frutta, cazzo.
"E' una questione di principio."
O di fine, dipende da dove la guardi...
"Ma piantala con le cazzate! Cosa ci fai qui?"
"Ho fatto un colloquio di lavoro."
"Al bar?"
"Al bar, perché?"
"Così, sai... Ma che lavoro è?"
"Ma niente, una merda."
Che entusiasmo! Come fai a non assumerlo?
"Come, una merda? Perché?"
"Ma niente... Non mi meritano!"
A sto punto mi chiedo davvero chi possa meritarselo, in un paese civilizzato.
"Se mi dici di che si tratta, forse..."
"Pornografia."
Ecco. Fatto.  Fine. Sono sul fondo del mare.
Il vortice ha finito il lavoro. Mi ha fottuto e mi ha tirato giù. E qui, giustamente, nell'abisso, è pieno di demoni e mostri inguardabili.
"Pornografia?"
"Sì."
"Porno, tipo film, cose così?"
"Sì."
"Ma porno porno? Quelli..."
"Sì, sì."
E' strano come, in questo istante di follia, il Malva sembri tornare ad essere perfettamente sobrio ed equilibrato. Che drago! Un vero professionista dell'assurdo.
"Volevi fare l'attore?"
"E tu no?"
Come dirglielo?
"Mah..."
"Dimmi che stai scherzando!" E compare un'espressione raccapricciante, sudaticcia. Un misto tra sorpresa e paura, il tutto amplificato dalle molecoline di alcool che gli girano nel cervello all'impazzata.
"Ah, IO sto scherzando?!?!"
"Ah, volevo ben dire... Mi hai spaventato." E torna, sollevato a guardare il bicchiere.
"Malva... Sveglia! Non era un'affermazione."
"Cosa si afferma, scusa?"
"Lascia perdere."
"No, ti ascolto."
"Ma nulla, dai. Piuttosto, ti hanno preso?"
"Secondo te?"
"Che ne so..."
"Sono un coglione..."
E fin qui...
"Che è successo?"
"Sai com'è? Clima amichevole. Quelli che ti mettono a tuo agio..."
"Meglio, no?"
"No, cazzo. Perché ero a stomaco vuoto."
"Capirai, per uno spritz!"
"Ma che spritz? Quelli me li sono sparati dopo."
"Dopo?"
"Massì. Il tizo del colloquio ha fatto venire una bottiglia di bianchino."
"Che menoso..."
"Già. Ma lui non ha bevuto un cazzo."
"E quindi?"
"E quindi niente. Parlando parlando, me la sono scolata io."
"Dio..."
"Lascia perdere, 'sta volta Lui non c'entra. Mi sta venendo mal di testa."
"Chissà che colloquio modello..."
"Mah, non stava andando male... Solo che poi sono andato sul personale."
"Mmm"
"Mai andare sul personale, ricordati!"
"Per carità..."
"Gli ho detto che mi ero fatto una cultura. Che adoravo quel lavoro. Che pensavo di esserci portato."
"Beh... Ma..."
"E quello a un certo punto mi dice che mi vuole per un venti contro uno. Capisci? A me!"
"E' quello che volevi, no? Non ne sono sicuro, ma credo di aver capito cosa volesse dire."
"Un venti contro uno, cazzo!"
"Ho capito."
"No, non hai capito, secondo me."
"Massì, Malva. Non avrò la tua cultura, ma ci posso arrivare!"
"E, allora, cazzo dici?"
"Perché?"
"Minchia ma io non c'ho sbatti di buttarmi in mezzo a diciannove cazzi in competizione!"
Eccoci al punto! Il centro nevralgico di questo sabato di merda!
"Va beh, se è lavoro..."
Ma che sto dicendo?
"Ma che lavoro e lavoro? Un lavoro della minchia!"
Eh, beh...
"Malva, che ti aspettavi? Oggi è tutto un lavoro di equipe."
"Ma che cazzo dici?"
"Massì, sto scherzando. Dai, andiamo a casa."
Il Malva finisce alla goggia il cocktail e va a pagare.
Siamo fuori finalmente. C'è anche un bel sole.
"Ma quindi così... Ti hanno mollato."
"No, sono io che li ho mandati a fan culo."
"In ogni caso, non ci pensare."
"Sulle prime ci sono rimasto un po' male... Però ho rimediato. Alla grande!"
"Ma va?"
"Il Malva non muore mai, è peggio degli zombie."
Oddio, 'sta notte me lo sogno!
"Perché? Che hai fatto?"
"Sono un gallo. Gli ho detto che, al massimo, avrei fatto un due contro uno. Al massimo!"
"E..?"
"E quelli hanno detto che mi richiamano. A me o all'altro."
"All'altro?"
"Ah già, minchia, che scemo! Mi stavo giocando il tutto per tutto, ero preso male, e così gli ho dato anche il tuo numero. "
"........................."
"Meno male che ce l'avevo salvato nel telefono!"

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